Home | Elenco iscritti | Elenco scuole | Aggiornamento | Supervisione | Eventi | Come iscriversi | News | Rassegna stampa

Vai alla home page
Oggi è giovedì 2 maggio 2024

   .: Come iscriversi
   .: Attestato ex Legge 4/2013
   .: Esami
   .: Assicurazione
   .: Codice deontologico
 
   .: Cerca un counselor
   .: Informazioni utili
   .: Linee guida
   .: Sportello utente
   .: Definizione di counseling
 
   .: Enti di formazione
   .: Corsi triennali
   .: Specializzazioni
   .: Aggiornamenti
   .: Aggiornamenti on line
 
   .: Chi siamo
   .: Cosa facciamo
   .: Gruppo dirigente
   .: Recapiti e contatti
   .: Coordinate bancarie

Counseling Day 2023


 
Se c’era un dubbio, uno solo, anche minimo, su quale fosse l’idea di riforma delle professioni frullante nella testa di Alfano, oggi, dopo gli Stati Generali di giovedì (e qualcuno mi trattenga dal paragonarli ad una Camera molto in voga una settantina di anni fa), non c’è più. C’erano venti ordini professionali, riuniti al ministero della Giustizia, per tracciare le linee programmatiche di quella che sarà la futura e futuribile ( chissà se hanno pensato a farla pure “futurista”) riforma delle professioni. Un accordo “piombato” principalmente sul “niet” ai minimi tariffari e sulla restrizione dei criteri di accesso agli ordini (“Mai più si entrerà in un Ordine senza esame di Stato” ha tuonato il Guardasigilli), che oggi ospitano più di due milioni di iscritti in grado di produrre il 12,5% del Pil.

E’ evidente, dunque, come l’impostazione corporativa del ddl sugli avvocati in discussione al Senato abbia travalicato i propri confini e sia passata ad ispirare la politica dell’arroccamento di tutte le altre professioni regolamentate.

La giornata di giovedì, in aggiunta, ha ufficializzato un’ulteriore spaccatura tra il mondo delle professioni “ordinistiche” e quello delle professioni non regolamentate, del quale – si stima – farebbero parte circa tre milioni e mezzo di lavoratori indipendenti, spesso partite Iva con contratti parasubordinati, quasi sempre “avamposti” dell’innovazione e della sperimentazione interdisciplinare, sicuramente intercettori delle tendenze dei mercati, nel bene e nel male (e qui si legga: crisi economica).

Gente, per capirci, come i tributaristi, gli interpreti, gli osteopati, i doppiatori, i chinesiologi, i giuristi d’impresa, i barmen, i periti di ogni genere e via elencando. Un mondo riunito intorno a due associazioni rappresentative, che sono l’Uniprof, 40000 iscritti, nata a dicembre 2009 dalla fusione di Cna e Assoprofessioni, riconosciuta dal Consiglio Europeo delle Professioni Liberali (l’unico organismo che rappresenti le professioni liberali a livello comunitario), e il CoLap (Coordinamento Libere Associazioni Professionali).

Per questi professionisti stare fuori dal perimetro della regolamentazione significa stare fuori dal perimetro della libera circolazione in ambito europeo, come definita dalla direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali. Un caso di protezionismo inverso da parte del nostro Governo, perché mentre gli equivalenti europei dei professionisti non invitati da Alfano sono liberi di prestare i propri servizi in territorio italiano, gli italiani, non essendo riconosciuti ai sensi della normativa nazionale, non possono liberamente circolare nel resto d’Europa.

Fuori dall’Ordine, dunque, per Alfano deve regnare il disordine assoluto. E lo dimostrano i suoi chiarimenti rispetto al tema delle Associazioni private tra Professionisti, di cui il ministro si è affrettato a conclamare la natura subordinata e non riconosciuta rispetto agli Ordini di matrice pubblicistica.

Tutto il contrario di quanto suggerirebbe un approccio liberale alla questione della riforma delle professioni, che dovrebbe puntare sulla competizione tra Associazioni e Ordini al fine di assecondare da un lato il mercato, dall’altro le esigenze dei consumatori di garanzia della qualità della prestazione, come suggerito anche dall’Istituto Bruno Leoni in un paper che contiene sei proposte equilibrate di riforma, ispirate all’inversione della tendenza a creare nuovi ordini professionali e a rafforzare quelli esistenti.

Ma anche rispetto a questo, Alfano non parla il verbo della libertà e dell’Europa, tanto che nell’articolo di fondo pubblicato ieri su Il Sole 24 Ore ha spiegato che il vero obiettivo della riforma è la creazione dell’”Ordine dei cittadini”. Un altro Ordine, quindi, come se non bastassero quelli esistenti. Una sortita tra l’altro intempestiva, visti i tempi, perché potrebbe aprire un nuovo fronte di polemica tra finiani e leghisti sui requisiti di accesso.

titolo: Professioni: la ricetta di Alfano
autore/curatore: Lucio Scudiero
fonte: Libertiamo
data di pubblicazione: 17/04/2010

Home | Privacy | Note legali | Sportello utente | Contatti | Partnership | RSS

© 2009-2024 AssoCounseling. Codice fiscale 97532290158. Tutti i diritti riservati.